La Venere in Conchiglia

Mi capita spesso di essere ricevuto in hotel costosi. La cosa che preferisco è come mi guardano i concierge quando mi danno indicazioni. Anche alcuni dei miei clienti mi guardano dall’alto in basso, ma loro provano a nasconderlo meglio. Semplicemente perché loro hanno bisogno di me e i concierge no. Tutto qui.

La gente che mi chiama non è il tipo di gente che incontri tutti i giorni a fare la fila al supermercato. Sono ricchi, altrimenti non avrebbero abbastanza soldi per pagare me. Non abbastanza, però, da avere quella cosa che desiderano ma non possono comprare. E questa cosa non li fa dormire la notte. Allora cercano me. In fondo è tutta una questione economica. Io sono un investimento. Per quanto caro, costo certo meno del valore di quello che mi chiedono di rubare. Meglio, sono un investimento a basso rischio. Se qualcosa va storto, sono io che passerò il resto della mia vita a contare scarafaggi in galera. Anche se mi chiedessero chi è il mio committente non saprei cosa rispondere. Ovviamente non vengono pronunciat nomi. Io gli do quello che vogliono, loro mi danno i miei soldi. Ognuno va a casa contento. Ma ogni lavoro ha pro e contro, immagino. E questo è l’unico che so fare. 

Busso alla porta. Solita stanza extra lusso. Soliti uomini con giacche scure che nascondono pistole. Potrei sbadigliare.
“Buonasera, benarrivato. Si accomodi.” Mi dice il mio cliente indicandomi una poltrona in pelle. Mi siedo. È un uomo massiccio, sui 50 con una foltissima barba nera. Sorride un casino.
“Buonasera signor Marzio” rispondo, sapendo perfettamente che quello non è il suo nome. “Mi scusi se sono un po’ spiccio, ma per me sarebbe meglio se discutessimo immediatamente l’incarico”.
Il cliente mi guarda benevolmente e annuisce. Mi sta già un po’ sul cazzo.
“Ha mai sentito parlare della Venere in Conchiglia?” chiede.
No, non ne ho mai sentito parlare. Ho dimenticato di leggere gli ultimi articoli sul Corriere del Ladro.
“No. Non sarà mica roba antica?” Non mi piace la roba antica. Porta sempre guai. E la roba che stava coi morti. Anche quella non la voglio toccare. Non vado troppo per il sottile, in genere. Ma coi morti, specie quelli morti da un sacco, preferisco non avere a che fare.
“No, stia tranquillo. Nulla a che fare con la mitologia classica. È una perla. Sa che le pietre più preziose hanno un nome? Un vezzo dei collezionisti.”
Sorride. Come se a me importasse una sega. 
“Quindi è una di quelle pietre grandi come una pesca?”
“Oh no, no, no.” Risponde tra il divertito e lo scandalizzato. “Il suo valore non sta nelle dimensioni. Certo non è una perla comune, ma no. Non è il tipo di perla che un maraja indiano metterebbe sulla sua corona. Ciò che rende la Venere in Conchiglia unica è la sua bellezza. È perfetta. È la cosa più perfetta che esista in natura.
La sua forma, il suo colore, la luce che cattura. La Venere è sublime.”
Il tipo si sta scaldando davvero. È tutto eccitato per la sua fottuta pietra. L’ho sempre detto che i soldi danno alla testa.
“Non trova che il nome stia straordinariamente adatto? Una bellezza indicibile, nata da una conchiglia, come la dea dell’Amore.” Sorride beato, il coglione.
“E, esattamente come la dea Venere, è pericolosa per gli umani, perché fa innamorare con uno sguardo. Questo è un altro motivo per cui nessun regnante la esporrebbe sulla sua corona.” Mi guarda con complicità. Pensa di aver fatto una battuta spiritosa. Sorrido per compassione.
“Il punto è che la Venere è capace di trasformare chiunque in un ladro. Sa perché ho scelto lei, tra tutti ?” 
Se fossimo dentro un film vorrei rispondere “perché sono il migliore” per tirarmela. Ma questo non è un film, e so bene che quella non è la risposta.
“Perché sono già un ladro?” Dico scherzosamente.
Marzio mi concede un mezzo sorriso. Poi va avanti col suo discorso preparato. “Ho fatto delle ricerche su tutti i nomi potenziali e poi ho trovato lei, e lei era semplicemente quello che mi serviva: una persona senza nessun senso estetico. A lei non interessa l’arte. A lei interessano solo ed esclusivamente i soldi.”
Non sono sicuro se ci sia un’offesa o meno in quelle parole, ma non m'importa. “Vedo che ci intendiamo” rispondo, ghignando.
Il mio cliente sorride, rassicurato.
“Nella busta che il mio uomo le consegna troverà i dettagli dell’edificio, il modello della cassaforte, i turni di guardia e altre utili informazioni. Il prezzo è quello pattuito. Ha tre giorni per portarmi la mia Venere.”
Direi che è il momento di andarmene ma mi rendo conto che il Grand’Uomo non ha ancora finito.
“Lei non sa il mio nome, ma ha lavorato nel campo abbastanza per immaginare che sono una persona che dispone di mezzi.” Suona molto meno paternalistico adesso. 
“Se le venisse in mente di portarsi via il mio gioiello e, che ne so, rivenderlo a qualcun altro, i miei uomini la troverebbero e le farebbero rimpiangere molto, molto amaramente questa sciocca e incauta decisione.” So che non sono minacce vuote. So come diventa questa gente quando gli porti via qualcosa che vogliono così tanto. Bambini cattivi. Che comandano uomini con la pistola.
“Con tutto il rispetto, non sarei sopravvissuto fino ad oggi se avessi mai tentato uno scherzo del genere. Sinceramente, preferisco godermi la mia paga che non passare il resto della mia vita a nascondermi come un topo. Ho altri piani per il mio futuro.” Te la puoi anche sposare quella cazzo di perla, se ci tieni tanto. Penso tra me e me. 
L’uomo annuisce ma non c’è traccia di fiducia nelle sue parole. Prendo l’involucro e me ne vado.

Devo ammettere che hanno fatto un buon lavoro.
Tutto preciso, affidabile. Sono riuscito a farmi chiudere dentro. Ho aspettato che tutti andassero a casa e che la guardia notturna iniziasse il suo giro di ispezione. Ho circa 15 minuti. Meglio farlo in 12, giusto per essere sicuri. Metto l’orecchio sulla cassaforte e mi concentro su ogni suo minimo rumore. La apro, vado verso la cassetta in cui è custodita la perla. È in un sacchetto di seta rossa, come mi era stato detto. Sopra c'è una donnina nuda che sta in piedi su una conchiglia.
“Poverina, questi uomini gelosi ti tengono rinchiusi perché hanno paura che qualcuno ti rubi.” Mi diverto a imitare il segaiolo che mi ha assunto.
Cedo alla curiosità di dare uno sguardo alla pallina che mi assicurerà una vita agiata per un po'. Apro il sacchetto e la perla rotola dolcemente sulla mia mano aperta. Non ne capisco un cazzo di gioielli. Ma devo dire che questa ha qualcosa di diverso. Chiudo la mano intorno a lei. Gentilmente, non voglio mica rovinarla o farle male. La soppeso qualche secondo. Non so come, ma sono convinto che, se potessi metterla sulla bilancia, mi darebbe un numero intero, tondo. È come se fosse... finita. La sollevo e la porto più vicino agli occhi. Persino sotto la luce artificiale del caveaux ha un colore che non ho mai visto prima. Sembra una briciola di luna caduta nell’acqua. La rigiro tra le dita. Com’è che aveva detto quel minchione? Che è perfetta. La comprimo leggermente. Ha una consistenza strana. È soda e piena ma, allo stesso tempo, ha un qualcosa di morbido. Mi fa pensare a Maya, quando dormiva nuda accanto a me. Oddio, non avevo pensato a Maya per anni. 
Non so some mi venga in mente, ma la porto alle labbra, per sentirne il calore. Non è fredda come qualcuno si potrebbe aspettare. La piccolina è esattamente della temperatura giusta. Guardo l’orologio. Il mio tempo è quasi finito, devo sbrigarmi, se non voglio spiegare alla guardia cosa ci faccio lì con la perla in mano. Infilo la Venere di nuovo nel suo lettino di seta. 

Ora ho bisogno di tutta la mia concentrazione. Devo pensare. Mi serve un buon piano e mi serve subito. Sono sicuro che gli uomini di Marzio mi hanno seguito. Sono sicuro che mi aspettano all’uscita. E che sorvegliano la mia casa. No. Devo trovare un altro modo di filarmela da qui. Con la mia Venere.


II, iii, 3 Casa della Venere in Conchiglia

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